Nel 1972 Shakrokh, figlio del capo di una tribù dell'Azerbaigian, decise di partire alla volta di Firenze con l'obiettivo di laurearsi in architettura. Con lui partì anche una ragazza, Minù, che come lui desiderava laurearsi nella splendida cittadina fiorentina.
Inizia così la loro storia, che ancora oggi continua a trasmettere passione, amore ed entusiasmo.
A causa dell'improvvisa rivoluzione in Persia, i due ragazzi rimasero bloccati a Firenze, lontani dai loro cari e dalla loro terra d'origine. Firenze e i fiorentini, con la loro viva curiosità e la continua ricerca del bello, coinvolsero sin da subito e attivamente Minù e Shahrokh: infatti gli amici gli chiedevano frequentemente consulti per avere stime e perizie sui tappeti persiani che desideravano comprare o che avevano già comprato.
Avvenne così che poco alla volta si ritrovarono, grazie alla loro esperienza e agli studi intrapresi, un lavoro appassionante fra le mani. Un mestiere che ha il pregio di rispecchiare il fascino di quella terra dove sono nati e che li fa sa sempre sentire più vicini a casa. Minù e Shahrokh visionano ogni giorno decine e decine di “ghali” (tappeto in persiano) tanto importanti e preziosi nella vita dei popoli orientali.